Oggi ti racconto una storia…
Valchiusella. Periodo di guerra, periodo in cui la libertà di opinione e di movimento è fortemente condizionata dal conflitto bellico che coinvolge varie zone dell’Europa.
Alla base della catena, tra tutti i movimenti politici e militari di quel periodo ci sta la povera gente, persone magari talvolta scontrose ma ricche di valori, abituate a lavorare duro, soprattutto nei paesi di montagna, dove il terreno coltivabile è poco, il periodo freddo dura tanto e le fatiche per sopravvivere sono ancora di più.
E’ una sera di metà settembre, una sera come tante altre se non fosse che, celato dietro a spesse tende, in un piccolo paese della Valchiusella, la gente prova per un attimo a dimenticare la tristezza e lo sconforto dei giorni duri cercando di divertirsi, condividendo qualche ballo.
Purtroppo il regime è contro questo genere di festeggiamenti, mal visti dalle autorità, ma qui la gente è ostinata e, per cercare di colorare un attimo la dura vita a cui sono costretti, si ritrova segretamente nel salone delle feste del piccolo comune per passare quel momento in allegria.
Tra i partecipanti a questo ritrovo clandestino c’è Ermanno con la sua sorellina, di nome Maria, e i suoi genitori, mamma Caterina e papà Ettore. Ermanno è un ragazzino di 15 anni, troppo giovane, fortunatamente, per andare al fronte, molto curioso e desideroso di scoprire quel mondo al di fuori dei confini del suo paese. Alla festa si sta annoiando molto, lui non balla, è troppo timido per il momento.
La sua grande passione è osservare. Infatti cerca di catturare tutte le informazioni possibili da ciò che attira la sua attenzione. Quando non è occupato nei campi ad aiutare mamma e papà, si siede su una roccia e guarda la forma delle montagne, studia i loro fianchi, le punte innevate all’orizzonte. Sa tutto di questi posti.
Per passare il tempo, mentre la musica in sottofondo continua a rallegrare i ballerini, Ermanno sta osservando il mondo all’esterno, attraverso un piccolo strappo della tenda. Sta guardando con ammirazione la sagoma imponente della Cavallaria, la “sua” montagna e le baite con qualche luce accesa ma la nebbia e le nuvole si muovono velocemente e, ad un certo punto, con sua grande tristezza, tutto diventa indefinito e uniforme. Sta per distogliere lo sguardo dal foro sulla tenda quando un bagliore improvviso attira la sua attenzione. E’ successo qualcosa, su uno dei due corni della Cavallaria, ma cosa? Tutto eccitato lascia la sua posizione strategica, corre tra la gente, schiva i ballerini in mezzo alla pista e corre dalla mamma urlando: “mamma, mamma, è successo qualcosa sulla montagna!”
La mamma in un misto di stupore e incredulità cerca di far calmare Ermanno, evidentemente eccitato e agitato, ma lui non molla.
E: “mamma, mamma, vieni a vedere alla finestra, ti prego! Sono sicuro che è successo qualcosa sulla montagna!”
Per accontentare il “bocia” (in piemontese si può tradurre con il termine “ragazzino”), la mamma si alza, convinta che non ci sia nulla di così particolare da vedere dietro le tende ma, una volta giunta alla finestra, si deve ricredere. Tutta la parte sinistra della montagna è illuminata da zampilli di fuoco, come se una moltitudine di persone avesse acceso molteplici falò.
Inizialmente la mamma non riesce ad emettere un suono ma, ad un certo punto, esclama ad alta voce: “al fuoco, al fuoco!”. Improvvisamente la musica termina di essere l’argomento principale della serata. Nonostante il pericolo tutti i pochi presenti si dirigono verso i grandi finestroni per cercare di vedere, qualcuno esce in piazza, si comincia a parlare in modo concitato.
C’è chi teme per la propria baita o il proprio prato. C’è chi esclama: “ci stanno bombardando!”, ma nessun rumore di aereo è presente nel cielo, solo il vociare della gente, la nebbia e il bagliore sulla montagna.
Si forma una squadra di volontari e curiosi. 5 o 6 persone, corrono a casa, prendono lo zaino e tornano rapidamente in piazza. L’obbiettivo è arrivare il più velocemente possibile in cima alla loro montagna per vedere cosa è successo.
Mentre in paese la gente torna a casa parlando concitatamente, il gruppo abbandona le ultime case del paese e inizia a salire. Tutti camminano in silenzio, il passo è deciso e sicuro ma certe volte incespicando in quei sentieri bui, nonostante li conoscano molto bene. Tutti continuano a farsi nella testa la stessa domanda: “cosa è successo lassù?”
il Comune dove è stata scattata la fotografia:
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