Andare in montagna…con un’ottica diversa!

Al mondo ci sono tanti tipi di “malati” di montagna. C’è chi ama fare dislivelli estremi, c’è chi ama fare passeggiate bucoliche in qualche lago magari raggiungendo comodamente località di montagna con la propria auto, ci sono gli escursionisti delle lunghe distanze che, come obiettivo, hanno solo quello di macinare km lungo i sentieri e poi…ci sono quelli come ME!

Io sono quel genere di montanaro felice di andare per i monti ma un pò malinconico. Si perchè, quando cammino su una antica mulattiera che, ancora oggi, nonostante il tempo, è in splendide condizioni oppure quando riscopro antichi borghi oramai abbandonati, dove la vegetazione sta lentamente prendendo il sopravvento e, faticosamente, riguadagna i propri spazi, mi fermo, osservo per lunghi minuti in silenzio e penso.

Penso alla fatica immane fatta da chi ci ha preceduto per costruire quelle case che, allora, erano principalmente una necessità più che la “voglia” di una bella casa. Erano edifici pensati per essere funzionali alle dure attività quotidiane più che confortevoli per i rari momenti di riposo e, sicuramente, non avevano tutti gli agi che possediamo noi oggi, nelle nostre dimore.

Quanti di voi hanno provato ad affacciarsi in una di queste case? quanti hanno provato ad osservare le pareti esterne decorate o le volte a botte in mattoni?

Io, quando cammino in questi posti penso a quante cose superflue abbiamo e a cui aspiriamo. Oggi non riusciamo certo a rinunciare a certe comodità fondamentali tipo l’acqua calda aprendo un rubinetto, il bagno in casa e un bel letto pulito…ed è giusto che sia così, però, forse, abbiamo troppo, troppo di tutto e diamo per scontato molte cose, per primo i rapporti con le persone che ci circondano.

Quando vado a camminare da solo, in realtà, non mi sento solo. Sento il bosco amico e non ho paura di attraversarlo. In estate gli alberi mi forniscono ombra, e quando piove mi riparano. Camminando di notte il bosco cambia, molti hanno paura…ma credetemi, è molto più pericolosa una città piena di macchine che sfrecciano di un bosco in piena notte ricco di suoni e dei suoi abitanti.

Mi piace immergermi in questi luoghi spesso poco frequentati con l’obiettivo di entrare a far parte di quell’ambiente anche solo per un momento.       Cerco di camminare silenziosamente, attento a dove poso i piedi, ascoltando i suoni del bosco e cercando di cogliere ogni sua essenza per riempire il cuore, i polmoni e l’anima di quella energia che mi permette di andare avanti fino alla prossima camminata in montagna. Non importa se si va a 1.000 o a 2.000 metri. L’importante è trovare nella montagna quel livello di appagamento che ci soddisfi.

Immagino e vedo con la fantasia le persone che percorrono le antiche mulattiere con le gerle cariche e i muli al seguito oppure con le loro mandrie di mucche e di pecore salire verso gli alpeggi che magari sono la meta della mia escursione. Sento il chiacchierare in dialetto. Vedo le case ancora “vive” con i camini accesi, i pentoloni sui focolari e i bambini che giocano nei cortili o nei prati.

Purtroppo, quasi mai il nostro lavoro quotidiano oggi ci concede di rallentare, anzi, è sempre più la velocità che conta a discapito della qualità del “prodotto” finale, qualunque esso sia.

Nel nostro tempo libero, secondo me, dobbiamo darci il “tempo” di rallentare. Di godere dei singoli momenti passati con la nostra famiglia e con chi ci fa stare bene, anche se dobbiamo fare le faccende domestiche o i lavori in giardino, perchè anche in queste attività, sebbene faticose, se fatte con il giusto tempo si può e si DEVE trovare il lato piacevole.

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