Data: 21.03.2021
Articolo: La Sentinella del Canavese
Uno dà lustro a Ivrea con la sua collezione, l’altro con il suo ruolo al Metropolitan di New York, dove c’è un pregresso curioso
IVREA. In questa rubrica intrecciamo la storia del maestro di turno con quella di un’altra personalità del territorio: nella speranza, un passo alla volta, di evocare uno spirito comune e non soltanto di selezionare una galleria di personaggi del passato.
Per questo oggi segnaliamo il lavoro tutto da ammirare di un canavesano del nostro tempo: Marco Leona, il direttore scientifico del Metropolitan Museum of Art di New York.
Se Garda ha girato il mondo, combattendo per i suoi ideali e costruendo una pregiata collezione d’arte giapponese che ha donato a Ivrea per darle «qualche lustro» con un museo, Leona ha girato il mondo studiando le più moderne tecniche di recupero delle opere d’arte (giapponese in particolare) e oggi dà certamente lustro a Ivrea, sua città natale, in virtù del ruolo che occupa in un museo internazionale di così grande importanza.
Chi è Marco Leona
Qualche informazione in più? Marco Leona si è diplomato al Liceo Botta a Ivrea, laureato in Chimica, ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Mineralogia e Cristallografia a Pavia e un Post-dottorato all’University of Michigan.
Dal 2004 dirige la ricerca scientifica al Metropolitan Museum di New York. I temi delle sue ricerche: i metodi per l’analisi non-distruttiva delle opere d’arte, lo studio dei coloranti organici dell’antichità e dei materiali dell’arte giapponese, lo studio di nuove tecniche per il restauro e per il miglioramento dell’ambiente museale.
Marco Leona è insomma uno dei pionieri a livello internazionale nell’analisi, nella datazione e nella determinazione della provenienza geografica dei coloranti organici nelle opere d’arte.
Il Conte Palma di Cesnola
A chiudere il cerchio, una curiosità che molti ignorano: fu proprio un canavesano il primo Direttore del Metropolitan Museum of Art di New York, il rivarolese conte Luigi Palma di Cesnola, dal 1879.
Giuseppe Giacosa dedicò l’ultimo capitolo delle sue Impressioni d’America, definendolo come »il più illustre italiano» nel continente, «il cui nome è scritto con gloriose note nella storia americana della guerra di secessione ed in quella universale delle maggiori scoperte archeologiche».
Ci pare che siano tante le suggestioni che giustificano l’intreccio canavesano di questo numero. E ci siamo dimenticati sicuramente qualcosa. —