Data: 12.01.2021
Articolo: La Sentinella del Canavese
L’iniziativa del Club Unesco per sensibilizzare i cittadini alla cura degli spazi verdi. Dal Ginko Biloba di corso Nigra al Carpino ultracentenario sulla sponda della Dora
IVREA. Alleati preziosi per la salute e per combattere l’inquinamento atmosferico, gli alberi presenti in città, in particolare quelli secolari, muti e solenni testimoni della sua storia ed evoluzione nelle epoche, sono protagonisti di un progetto dedicato messo in campo dal Club per l’Unesco di Ivrea.
«L’obiettivo è valorizzare il patrimonio arboreo cittadino (quattromila alberi pubblici) – spiega Carla Aira, presidente del Club per l’Unesco di Ivrea – con particolare attenzione agli esemplari più antichi e maestosi, per sensibilizzare i cittadini al rispetto e alla cura degli alberi e degli spazi verdi urbani e, più in generale, della natura e dell’ambiente». Al tempo stesso, l’iniziativa permetterà di approfondire la storia di Ivrea da un insolito punto di vista, ovvero attraverso la storia dei suoi “cittadini” più longevi.
«Partendo dal censimento realizzato dal Comune di Ivrea – spiega il vicepresidente del Club per l’Unesco Antonio Frassà – stiamo lavorando, in collaborazione con l’assessore all’urbanistica Michele Cafarelli e l’architetto Chiara Gabella, responsabile del verde pubblico e dell’arredo urbano, alla produzione di un video di presentazione degli alberi più rappresentativi che sarà pubblicato, tra l’altro, sulla pagina Facebook e sul sito ufficiale della nostra associazione, nella sezione Ripensiamo l’Ambiente, contenitore di eventi, iniziative e progetti che hanno come denominatore comune le tematiche ambientali».
Il Carpino monumentale
«Un’anteprima – aggiunge Frassà – è stata il breve video natalizio “Gli alberi di Ivrea augurano buone feste”, con fotografie di alcuni esemplari storici, tra cui il Carpino bianco ultracentenario che si trova sulla sponda sinistra della Dora, di fronte ai giardini Giusiana (unico albero a Ivrea inserito nell’elenco regionale dei monumentali per cui, anche solo a danneggiarli, si rischia una denuncia in Procura, ndr), il Ginko Biloba di corso Nigra, nel cortile di Confindustria Canavese e il pino davanti all’ex Ico». Quest’ultimo in realtà è un Cedro libanese a cui le foglie aghiformi e l’appartenenza alla famiglia delle Pinacee hanno valso la semplificazione popolare, anche a livello toponomastico, di pino. «Il video – tiene a precisare Frassà – è stato realizzato grazie alla collaborazione di Stefania Ricci, autrice delle fotografie, e ai giovani musicisti Zhora Vineis e Diego Leria, che hanno eseguito la musica d’accompagnamento alle immagini».
Un piccolo assaggio che anticipa il piatto forte, ovvero un viaggio per provare l’emozione della scoperta, il fascino discreto e genuino della natura, le suggestioni del passato tra il ricordo individuale e collettivo. Tra le essenze interessanti presenti in città, anche l’ippocastano a fiori rosa del vicino parco di Villa Casana e le metasequoie del Lungo Dora, di origine cinese, considerate fossili viventi. «L’idea di valorizzare il patrimonio verde della nostra città – prosegue ancora Frassà – ci è venuta in seguito all’abbattimento non autorizzato del Cedro davanti al Conad di viale Liberazione (i fatti risalgono al 2019, autore il proprietario dell’area su cui sorgeva, al quale è stata comminata una sanzione di 12.750 euro, ndr). Un episodio che mi ha molto amareggiato anche perché sono cresciuto nel quartiere, la mia casa distava pochi metri da quell’albero, al quale ero molto affezionato. Estirpare un albero significa cancellare una parte di una memoria che in molti casi non tornerà più. Inizialmente il progetto prevedeva anche di ripercorrere nel dettaglio la storia degli alberi della zona, partendo da Canton Vesco, raccogliendo le testimonianze dirette degli anziani».
San Grato
«L’emergenza Covid e il conseguente lockdown hanno complicato le cose – conclude Frassà -. Il patrimonio arboreo del quartiere di San Grato, infatti, anche grazie ai primi residenti che contribuirono piantando alberi e arbusti, si presenta ricco e variegato: dagli ippocastani dei giardini pubblici situati tra via Matteotti e via Gramsci, ai cedri che si affacciano su viale Liberazione, dai pini marittimi e il pino cembro di via Galimberti al maestoso cedro troneggiante tra Canton Torfano e via Torino, coevo dell’esemplare abbattuto davanti al Conad di viale Liberazione, fino al Tasso che si trova nei pressi della prima abitazione del quartiere, in via Buozzi, costruita a metà degli anni quaranta del secolo scorso». —